L’altra sera, dopo una giornata lunghissima (che ha seguito una giornata ancora più lunga) sono rincasato stanco con del lavoro ancora da finire dopo cena.
Ho deciso che, mentre sbrigavo le mie cose al computer, mi avrebbe fatto compagnia Montalbano e ho messo Rai1. Nell’attesa mi sono ritrovato a seguire distrattamente un quiz tv condotto da Amadeus.

Ci sarebbe da aprire una parentesi su come sia possibile che, in via del tutto ipotetica, una persona che abbia spento la tv negli anni ’90 e si ritrovi a riaccenderla oggi possa trovare le stesse facce di allora (Amadeus, Bonolis e Laurenti, Striscia col Gabibbo). Ma quella è un’altra storia.

Quel che mi ha colpito, l’altra sera, è come nel giro di pochi minuti le musiche da suspense del quiz, i ritmi sempre uguali a sé stessi, la voce decisa e amichevole del presentatore mi abbiano portato per qualche istante in un luogo senza tempo. Un luogo dove non ero io a prepararmi la cena ma mia madre di là, nell’altra stanza. Un luogo dove riuscivo quasi a sentire l’odore delle scorze d’arancia messe ad essiccare sul bordo della stufa in una serata invernale. Un luogo sempre uguale, familiare, in cui ero allo stesso tempo il bambino, l’adulto e l’anziano che sonnecchia in poltrona col giornale spiegazzato alla bell’e meglio sulle gambe.

Questa sera, invece, mi sono ritrovato a percorrere in macchina tratti di strada percorsi mille altre volte. È stato, di nuovo, un attimo ritrovarmi in un’auto non mia, sul sedile del passeggero, mentre i pensieri e le preoccupazioni di un tempo diverso dall’oggi tornavano a galla. Di nuovo sono tornati i profumi, quelli che all’inizio scopri per caso e di cui in seguito vai alla ricerca: l’odore di un’altra persona che persiste tra le fibre di una maglia, accompagnandoti qualche altra ora, anche dopo essersi scambiati un bacio e augurati una buona giornata.

E adesso sono qui, quasi pronto per coricarmi e chiudere la giornata, magari leggendo qualche pagina di un libro perdendomi fra i ricordi e l’immaginazione di qualcun altro, sapendo che tra un mese, tra un anno o tra dieci ricorderò le persone che incontrerò domani, o i gesti ripetitivi che farò dopodomani.

Buona notte.

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